Caccamo è un suggestivo borgo che si estende alle falde del monte Euraco. Si tratta di un vero e proprio dedalo formato da abitazioni, vicoli e chiese in stile barocco, dominati a sua volta da un imponente castello, che sovrasta la sottostante vallata formata dal fiume San Leonardo, oggi Lago Rosamarina, una distesa d’acqua verde smeraldo incastonata tra i monti. Il lago conserva sul proprio fondale quel Ponte Chiaramontano che, secondo una lapide, sarebbe stato costruito nel 1307, sotto il regno di Federico III, da Manfredi I Chiaramonte, e recante una dedica alla Beata Vergine. Un vero e proprio luogo incantato che costituisce una grande attrazione per chi ama la natura.
Fantasia e storia viaggiano strettamente intrecciati, a Caccamo
Per raggiungere il castello è necessario percorrere una serie di tornanti mozzafiato, in grado però di ricompensare con una straordinaria veduta della natura che si snoda a perdita d’occhio, prima di arrivare alla struttura, che sembra in effetti avvolta in un’atmosfera magica.
Quando è stato costruito il castello di Caccamo? Le prime notizie al proposito risalgono al 1160, iniziando già a mischiare elementi storici concreti ed elementi più affini alla leggenda. Il maniero, infatti, dette alloggio in quel lasso di tempo a Matteo Bonello e ai suoi compagni di avventura nella lotta contro il Re Guglielmo I detto “Il Malo”. Proprio il castello di Caccamo fu scelto come rifugio dei rivoltosi, dopo il fallimento della “congiura dei baroni”, avvenuta nella notte dell’11 novembre. Bonello e i congiuranti tesero infatti un vero e proprio agguato a Maione da Bari, primo ministro del Re, uccidendolo e prendendo in ostaggio il sovrano. La congiura fu però travolta dalla protesta popolare, che si attivò per la liberazione di Guglielmo I, costringendo Bonello e compagni a riparare all’interno del castello di Caccamo, effettivamente inespugnabile dall’esterno.
In effetti le mura impenetrabili protessero il nobile, almeno fino a quando questi non abboccò alla trappola ordita da Guglielmo I. Il sovrano, infatti, propose a Bonello di recarsi a corte per siglare la fine del conflitto e ottenere per questa via il suo perdono. Una volta presentatosi, però, fu preso prigioniero e sottoposto a terribili torture, che lo condussero infine alla morte.
Fin qui la storia, da cui è poi nata la leggenda relativa al fantasma di Matteo Bonello, il quale vagherebbe senza trovare pace nella sale del castello, soprattutto in quella dove nacque la congiura. Tra i tanti avvistamenti, quelli che lo vorrebbero bardato con gli abiti tipici dell’epoca, ovvero pantaloni e giacca di cuoio, nell’atto di trascinarsi a fatica e col volto deturpato dalle torture.
Altra leggenda, o perlomeno si spera tale, è poi collegata alla presenza in una stanza di una piccola cappella dotata di altare. Di fronte a quest’ultimo appare in bella evidenza una botola, delegata ovviamente all’eliminazione degli ospiti sgraditi.
Infine, il castello di Caccamo non mancherebbe di ospitare una giovane suora, figlia di uno dei tanti signori che lo abitarono nel corso dei secoli. Innamorata di un soldato, la ragazza fu vittima dell’ostracismo decretato dal genitore, un atteggiamento culminato nella decisione di rinchiuderla in un convento in cui trovò una subitanea morte a causa del dolore causatole. La leggenda vuole in questo caso che la fanciulla, nelle notti di plenilunio, allo scoccare della mezzanotte, si diriga vestita completamente di bianco verso la Torre, recando nella mano una melagrana. La spiegazione della sua presenza deriva dal fatto che soltanto mangiando il frutto senza provocare la caduta di alcun chicco sarà possibile avere come ricompensa un tesoro. Nel caso contrario, la condanna consisterà nel vagare insieme a lei per l’eternità.
Dallo splendore al declino
Una serie di narrazioni che stridono notevolmente con l’incanto destato dalla vista mozzafiato che è possibile godere dalle terrazze del castello, con un punto privilegiato d’osservazione sulle colline dell’entroterra fino ad arrivare al meraviglioso mare di Cefalù.
Al di là delle suggestive storie che la fantasia popolare non ha mancato di tramandare nel corso dei secoli, come del resto tipico di tutti i borghi che costellano il magnifico territorio italiano, il castello entrò poi a far parte della disponibilità dei Chiaromonte, i quali provvidero ad ampliarlo e fortificarlo rafforzandone l’inattaccabilità. Tanto da permettergli nei decenni tra il 1302 e il 1392 di resistere validamente agli attacchi da parte degli aragonesi.
A questi lavori si aggiunsero poi quelli ordinati da Giacomo De Prades, il quale optò per la costruzione di alcune torri, scuderie, un salone per le udienze e uno ancora più grande, per le armi. Il suo massimo fulgore fu simboleggiato dalla consegna a Caccamo dello stemma recante una testa di cavallo, che secondo le interpretazioni sarebbe la stessa di Cartagine, con l’aggiunta del Triscele. La cerimonia avvenne nel 1400 e a incaricarsi della consegna, estremamente simbolica, fu il Vicerè di Sicilia, Giovanni Alfonso Henriquez. Nei secoli successivi iniziò però un lento declino, che fu accelerato dal terremoto del 1923, che danneggiò molte parti del castello.
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