Storie dalla Sicilia

Che strano il siciliano! Dal verbo “uscire” ai mille diversi significati di “tovaglia”

Dialetto siciliano

Parole dai mille diversi significati, verbi utilizzati in modo poco consono, fluido, versatile, vocali che definirle aperte è dir poco! Il siciliano è un dialetto molto speciale, che fa subito sorridere chi non lo hai mai sentito in tutta la sua vita. Un dialetto simpatico, divertente, che gioca con lettere e parole, una lingua a tutti gli effetti che è un misto di tradizioni, originalità e creatività. Ed è una lingua che è lo specchio stesso dell’anima dei siciliani, anche loro originali e creativi, spensierati e divertenti, proprio come le parole che sono soliti utilizzare.

È come se per i siciliani esistesse solo il presente!

Parlando di tempi verbali, i siciliani sono soliti utilizzare il passato remoto per ogni evento che ha già avuto luogo, sia esso un evento lontano anni luce dal presente, sia esso un evento di pochi istanti fa. Ormai è successo. Ormai è passato. Non ha alcuna importanza da quanto tempo. È qualcosa che fa già parte di una memoria personale. Non solo, sembra quasi che i siciliani il tempo futuro non lo prendano neanche in considerazione. Un siciliano non dirà mai “Partirai domani per il tuo viaggio?”, bensì “Stai partendo domani per il tuo viaggio?”. Non un futuro vero e proprio insomma, ma un presente che si allunga verso il futuro, un continuum fluido, un tempo scorrevole.

È un modo di utilizzare i tempi verbali, questo, che rispecchia come i siciliani guardano alla vita stessa. Per i siciliani il passato è importante, un popolo che si tramanda tradizioni millenarie, infatti, e che crede fortemente nelle radici della propria famiglia. Il passato è importante, ma solo come retaggio. Non si piange insomma sul latte versato! Né si fanno progetti troppo in avanti nel futuro, perché non si può mai sapere che cosa accadrà, che cosa si potrebbe incontrare sul proprio cammino. Si pensa insomma al presente, passo dopo passo si costruisce la propria esistenza, come tanti piccoli tasselli a formare il mosaico della propria vita. È un modo di utilizzare i tempi verbali, insomma, che ha un qualcosa di filosofico, un esistenzialismo portato alla sua massima espressione!

Solari, aperti e generosi, i siciliani un popolo speciale!

Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono un siciliano doc? La sua estrema simpatia, la sua solarità, la sua voglia di socializzare con chiunque arrivi nella sua terra e desideri scoprire tradizioni e segreti. Sono persone aperte agli altri, al mondo stesso, alla vita. Ecco perché le vocali dei siciliani sono senza alcun dubbio le più aperte al mondo intero! Un’apertura che si ripercuote anche nel linguaggio e che rende il modo di parlare dei siciliani simpatico e divertente.

Ma non è tutto. I siciliani sono un popolo anche molto generoso. Prova ad andare ospite da un siciliano! Possiamo assicurarti che troverai sempre un pasto più che abbondante pronto per te e che non riuscirai mai, davvero mai, a tiare fuori un solo euro dal portafoglio. Sì, generosi sino all’inverosimile, e questa generosità la si riscontra anche nel modo di parlare, in questo caso nelle consonanti. Perché utilizzare una sola erre, quando è possibile metterne anche due o tre in fila!

Perché durare fatica: i mille diversi utilizzi di “tovaglia”

Solari, aperti, generosi, incentrati soprattutto sul presente, anche se ancorati alle più antiche tradizioni, i siciliani sono proprio così. Sono anche un po’ oziosi, dobbiamo ammetterlo. Non amano durare fatica per niente, per qualcosa che ritengono del tutto inutile. Le energie meritano di essere messe da parte, utilizzate poi per scopi davvero nobili.

E allora perché durare fatica ad utilizzare innumerevoli termini diversi per rappresentare oggetti che alla fine di si assomigliano davvero molto tra loro! Tovaglia, asciugamano, telo da mare, quante parole, quanto spreco, quanta fatica. Il termine “tovaglia” dopotutto non va bene anche per rappresentare ogni altro possibile telo? E così è infatti per i siciliani, piccola caratteristica, questa, che a quanto pare nel messinese è portata all’estremo.

“Uscire” e “scendere” nel dialetto siciliano: che estro creativo!

In tutte le regioni italiane, si è soliti pronunciare frasi come “metto il pane in tavola” oppure “tiro fuori la mozzarella dal frigorifero”. Sono frasi di senso compiuto e di facilissima comprensione, certo, ma sono lunghe. Quante parole! Quanto fiato sprecato! Come abbiamo poco fa avuto modo di osservare, i siciliani non vogliono sprecare energie né perdere tempo, vogliono andare dritti al punto. Ecco perché preferiscono utilizzare il verbo “uscire” per questo genere di significati.

Esco il pane in tavola, esco la mozzarella dal frigo. Molte parole in meno, massima ottimizzazione! Lo stesso vale anche per molti altri verbi in realtà. Il figlio che vive al Nord, giusto per fare un esempio, non torna a casa da mamma e papà, ma semplicemente scende, una sola parola che spiega alla perfezione il concetto. E quando torna al Nord, secondo te che fa porta con sé le conserve della nonna o semplicemente le sale? Capito, no?

Le parole che i siciliani portano nel cuore

Ci sono alcune parole dialettali che i siciliani portano nel cuore e che non possono in alcun modo essere cancellate. Forse ci fanno sorridere la prima volta che le sentiamo, ma poi è facile rendersi conto del perché i siciliani le amino tanto. Sono parole, infatti, che non hanno un corrispettivo preciso nella lingua italiana, del tutto intraducibili.

Pensiamo alla parola liscìa. Io ho la liscìa, potresti sentir dire da un siciliano. Si tratta di una leggerezza, della voglia di scherzare su tutto, di ridere senza che vi sia un motivo per farlo, un’ebbrezza esistenziale, una vera e propria gioia di vivere. Non c’è in italiano un termine che possa tradurre questo stato d’animo che i siciliani conoscono più che bene.

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