Arte e Cultura in Sicilia

Il Trionfo della Morte, conservato a Palermo, ispirò Pablo Picasso per Guernica

Trionfo della Morte (Palazzo Abatellis, Palermo)

Guernica è uno dei quadri più famosi al mondo. Una popolarità dovuta non solo al nome del suo autore, Pablo Picasso, ma anche al motivo che lo ispirò. L’opera, infatti, fu concepita dal grande pittore iberico alla stregua di una vera a propria denuncia delle atrocità compiute da franchisti e nazifascisti, che appoggiavano le truppe insorte contro il legittimo governo repubblicano, a danno anche delle popolazioni civili. La più tragica delle quali avvenne il 26 aprile del 1937, quando la città basca fu duramente colpita e devastata in una tragica anticipazione di quanto diverrà poi consuetudine nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nel corso del bombardamento l’unico simbolo che si salvò dalla furia dei nazifascisti fu la Germikako Arbola, in basco Albero di Guernica, il quale rappresenta l’anelito alla libertà di questo fiero popolo.

Picasso apprese la notizia mentre era impegnato nel disegno di un murales che gli era stato commissionato dal governo spagnolo. A 55 anni era già uno dei pittori più celebri non solo del Paese, ma anche a livello internazionale, oltre che direttore in absentia del Museo del Prado di Madrid. L’opera doveva rappresentare il popolo spagnolo in vista dell’esposizione universale di Parigi, in programma nel mese di giugno. E Picasso era entrato in una vera e propria crisi creativa, che lo aveva letteralmente bloccato.

Quando però seppe quanto era accaduto a Guernica, l’estro tornò alla superficie con prepotenza. Conducendo infine alla produzione di un’opera che dal momento in cui venne composta non cessò mai di colpire gli osservatori. Un capolavoro esposto in tutti i più grandi musei del mondo e che oggi alberga nel museo Reina Sofia di Madrid, oggetto di una venerazione mai cessata.

Guernica, Picasso

Guernica, Picasso

Pochi sanno, però, che ad ispirare Picasso fu un dipinto conservato a Palermo, all’interno del Palazzo Abatellis. Un sospetto di vecchia data, che è stato poi confermato da Renato Guttuso, in uno scritto del 1986, intitolato “La grande eguagliatrice siciliana”, contenuto negli Scritti pubblicati da Bompiani. Ma andiamo a vedere meglio cosa scrisse il grande pittore siciliano.

Le parole di Renato Guttuso

Renato Guttuso

Renato Guttuso – Wikipedia

“Un giorno, parlai con Picasso: conosceva l’affresco, non direttamente, ma da illustrazioni.” Questo è quanto ricordato da Guttuso al proposito della conoscenza del Trionfo della Morte da parte del suo grande collega iberico. Una conferma di non poco conto di quanto gli storici dell’arte hanno pensato per lunghi anni, osservando Guernica e raffrontandolo al dipinto originariamente posizionato a Palazzo Sclàfani, il primo ospedale pubblico della città, e oggi conservato all’interno del Palazzo Abatellis di Palermo.

L’opera è stata composta da un ignoto tra il 1440 e il 1450, rappresentando un vero e proprio unicum, almeno per l’epoca in cui è stata composta. La sua prossimità ad influenze europee, come stile e come tema, ha infatti spinto per molto tempo gli stessi critici a chiedersi la ragione del distacco dai motivi imperanti nel momento storico in cui vide la luce.

Il dipinto rappresenta una danza macabra che avviluppa la morte, giustiziera imparziale, i defunti e i vivi che a loro volta se ne vanno a caccia, suonano strumenti oppure leggono, senza curarsi di una presenza così inquietante. Anticipando in definitiva molti dei motivi di Guernica.

Le parole di Guttuso vennero poi confermato da Fabio Carapezza, il figlio adottivo del pittore. Il quale affermò dopo il suo decesso di essere stato informato dal padre della conoscenza del Trionfo della Morte da parte dell’artista di Malaga. Nel corso di un incontro al quale era presente anche il critico d’arte Cesare Brandi.

Trionfo della morte, l'affresco danneggiato

L’affresco danneggiato (parte centrale) – Wikipedia

Del resto è assolutamente evidente la vicinanza tra i due dipinti, pur composti a secoli di distanza, per non porsi la domanda che per tanti anni li collegò, sino all’autorevole conferma di Guttuso, che è riuscita a riportare l’attenzione su quello che è considerato uno dei maggiori capolavori di ogni epoca, quel Trionfo della Morte di cui, però, nessuno conosce l’autore. E il quale è del resto stato vittima a sua volta di bombardamenti, stavolta da parte degli Alleati. Quelli del 1943, a seguito dei quali il dipinto fu messo a grave rischio. Il crollo della copertura e la sua esposizione alle intemperie, unendosi alla caduta dell’intonaco, rese quindi inevitabile la pianificazione di un trasferimento a Palazzo Abatellis.

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