Storie dalla Sicilia

Ai siciliani puoi togliere tutto, ma non il cibo: alla scoperta della cultura più sentita dell’isola

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Ai siciliani puoi togliere tutto, persino il letto ha detto in più di un’occasione il famoso comico Sasà Salvaggio, ma non il cibo. Sì, mangiare per un siciliano è infatti un pensiero fisso. Il cibo è passione, convivialità, uno stile di vita a tutti gli effetti! Andiamo insieme alla scoperta allora della cultura gastronomica siciliana, del perché il cibo sia considerato così importante e di qualche piccola curiosità.

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La cultura del cibo in Sicilia

I siciliani credono che avere una tavola ricca sia importante, perché il cibo unisce le persone e le famiglie, perché il cibo permette di creare un ambiente conviviale e rilassato, in cui tutti possono sentirsi a loro agio, in cui tutti possono sentirsi amati. Anche nel caso in cui vi siano stati litigi o discussioni, ecco che il cibo permette di dimenticare ogni screzio e di tornare a vivere il presente in modo piacevole.

Il cibo è una ricchezza tale, da diventare il vero protagonista di ogni festa, di ogni domenica passata in famiglia, ma anche della propria routine quotidiana. Che cosa mangiamo oggi? È questa la prima frase che viene in mente ad un siciliano quando si sveglia al mattino. Chissà che cosa potremmo preparare domani per pranzo! È questa l’ultima frase che balena nella mente di un siciliano pochi minuti prima di addormentarsi la sera. Sì, anche nella propria routine quotidiana il cibo è fondamentale, perché permette di sentirsi pienamente appagati e di provare gioia, permette nel caso di un piatto particolarmente ben riuscito di arrivare anche ad una vera e propria estasi.

Pensa per un attimo ai racconti di Andrea Camilleri. Il commissario Montalbano quando riesce a risolvere un caso mangia per celebrare questo ottimo risultato. E se invece qualcosa va storto, il cibo è per lui consolatorio, qualcosa in cui gettarsi a capofitto per dimenticare ogni male. Ecco, è proprio così che i siciliani guardano al cibo, come ad un amico fidato che deve sempre essere presente nella propria vita, con cui condividere gioie e dolori, una spalla su cui piangere ma anche qualcuno con cui ridere e divertirsi, con cui spartire un po’ della propria felicità.

Ma Andrea Camilleri è solo uno tra i molti scrittori siciliani che rendono il cibo uno dei protagonisti delle loro opere, al pari dei personaggi stessi, cosa questa che ci fa comprendere quanto il legame tra uomo e cibo sia in Sicilia di fondamentale importanza.

Gli altri scrittori che parlano del cibo siciliano nelle loro opere

Tra gli altri scrittori, più indietro nel tempo, che hanno reso il cibo siciliano parte integrante dei loro scritti, dobbiamo ricordare Verga. I personaggi di Verga sono attaccati al cibo in modo intenso, lo usano per riuscire ad avere il controllo su loro stessi e sulle loro vite, per consolarsi ed accettare la durezza dell’esistenza, un cibo che è simbolo di autenticità e di appartenenza alla loro terra.

Non possiamo poi dimenticare Tomasi di Lampedusa nei cui scritti il cibo assume una valenza sociale. Lui, che era un nobile, ha sempre visto infatti nella ricchezza delle tavole il simbolo della propria condizione, una ricchezza che le altre classi infatti non potevano permettersi.

Simile infine la concezione del cibo negli scritti di Vittorini, dove si presta una grande attenzione però anche alla preparazione delle pietanze. Non si parla infatti solo di mere ricette, ma di vere e proprie creazioni ricche di fantasia, quasi magiche. Il cibo per Vittorini è sempre stato simbolo di appartenenza all’isola e alla comunità, ma anche di appartenenza alla storia. Il cibo come memoria collettiva, il cibo anche come memoria personale, salda nella mente, capace di risvegliarsi in molte diverse occasioni nel corso della vita.

Quanto mangia un siciliano?

Uno dei drammi dei siciliani che studiano fuori sede, o che sono stati costretti a lasciare la loro amata isola per motivi di lavoro, è quello di non riuscire a trovare un ristorante che offra loro delle porzioni adeguate. Tralasciando i ristoranti stellati o specializzati in novelle cousine, da cui anche coloro che arrivano da altre regioni italiane escono con la pancia vuota, il siciliano doc non riesce a mangiare a sufficienza neanche laddove gli altri invece parlano di porzioni abbondanti.

Abbondanza, dobbiamo ammettere che questo è un concetto labile e soggettivo. Impossibile definire con estrema accuratezza che cosa sia effettivamente abbondante e che cosa invece non lo sia. Per ogni persona questo concetto assume un suo valore ben preciso: ci sono persone per le quali 80 grammi di pasta sono un pasto abbondante e persone per le quali invece anche 150 grammi sono da considerarsi come pochissimi! Che cosa è abbondante per un siciliano? Praticamente niente, perché di cibo in tavola non ce n’è mai abbastanza!

Inizialmente abbiamo fatto riferimento al comico Sasà Salvaggio. Proprio lui afferma che dove mangia un siciliano possono tranquillamente mangiare 20 milanesi. Sembra esagerato e invece ha pienamente ragione. Le cose stanno davvero così!

La dimensione del cibo

Un siciliano porta in tavola porzioni di cibo davvero abbondanti e mangia molto, anzi moltissimo, sino a quando non può più stare a sedere senza sganciare il primo bottone dei pantaloni. Non si tratta però solo di porzioni, anche le dimensioni dei cibi in Sicilia sono fuori dal comune.

Prendiamo come esempio il cannolo siciliano. Il cannolo è un prodotto dolciario tipico della Sicilia che è considerato tra i più buoni di tutta Italia. Proprio per questo motivo è ormai molto diffuso. Non lo si trova più solo in Sicilia. Praticamente ogni pasticceria italiana lo realizza. I cannoli prodotti direttamente in Sicilia sono più buoni, su questo non ci sono dubbi. Sono però molte le pasticcerie che sanno offrirne versioni molto simili e gustose. Peccato però per le loro dimensioni.

Anche la grandezza, dirà qualcuno, è soggettiva. Come possiamo dire se un cannolo è troppo piccolo? Come possiamo dire se un cannolo è delle giuste dimensioni? Dipende anche dalla fame che si ha e dal momento della giornata in cui si decide di gustarlo. No, per un siciliano questi sono discorsi senza alcun filo logico. Il cannolo siciliano deve necessariamente essere di almeno 14 centimetri. E i cannoli prodotti nelle altre regioni italiane, seppur gustosi, non arrivano quasi mai a questa lunghezza. Per i siciliani è del tutto sbagliato anche chiamarli cannoli. Sono tuttalpiù cannolicchi oppure paste mignon. Parlare di cannoli non va affatto bene!

Come abbiamo detto, anche i cannoli prodotti in altre regioni e in piccole dimensioni possono essere gustosi, ma di sicuro non eccelsi. Nei cannoli più piccoli di 14 centimetri infatti si viene a creare secondo i siciliani un vero e proprio squilibrio tra la cialda e il ripieno. Non può esserci ripieno a sufficienza! Il cannolo invece deve essere ripieno in modo impeccabile, strapieno ci verrebbe da dire, in modo che ad ogni morso sia possibile affondare la bocca in quella morbidezza ricca di sapori meravigliosi, con il naso che quasi arriva a sfiorare il ripieno, con il naso che anzi spesso si sporca.

Ma perché il cibo in Sicilia è di così grandi dimensioni? Dato che ai siciliani piace mangiare molto, offrire del cibo di grandi dimensioni è d’obbligo, così da riuscire a soddisfare la loro golosità, la loro passione verso il cibo, il loro desiderio di sentirsi sazi. Non si tratta però solo di questo. I siciliani mangiano prima di tutto con gli occhi. Hanno davvero bisogno di avere nel piatto qualcosa di immenso, succulento, capace di far venire immediatamente l’acquolina in bocca.

Porzioni grandi e cibi di immense dimensioni, ma non solo. È leggendaria la voracità di un siciliano! Un siciliano infatti non sbocconcella di certo come un uccellino, ma mangia, divora il suo piatto, preso da una passione, da un istinto che potremmo definire atavico. Quello con il cibo è un vero e proprio rapporto d’amore!

Il siciliano fuori sede e gli altri suoi drammi

Come abbiamo poco fa affermato, uno dei più grandi drammi per il siciliano che studia fuori sede o lavora in un’altra regione sono le porzioni poco abbondanti che gli vengono servite in un ristorante, oppure a casa di un amico. Fosse solo questo il dramma! Sono molti altri i piccoli problemi in cui un siciliano amante del cibo può incorrere se è costretto a vivere lontano dalla sua amata isola.

Prendiamo ad esempio i buffet. Ormai quella del buffet è una vera e propria consuetudine in ogni regione d’Italia. Si scelgono i buffet per i matrimoni o in occasione di altre importanti cerimonie, anziché i pranzi a sedere che sono considerati noiosi e obsoleti. Sempre per lo stesso motivo si scelgono i buffet anche per le cene aziendali o le feste di compleanno. Il buffet inoltre è immancabile nei locali dove si serve l’aperitivo. La presenza del buffet è un vero e proprio dramma per un siciliano che vive in un’altra regione. Anche in Sicilia si organizza i buffet, certo, ma i siciliani sono abituati a gettarsi a capofitto su quel banco imbandito. Nelle altre regioni invece si attende il proprio turno, andando a creare una fila ordinata e tranquilla. Come si può restare tranquilli davanti a così tanta abbondanza! E nell’attesa è possibile che qualche prelibatezza finisca, altro dramma per un siciliano che davanti a questa varietà di cibi sente il desiderio di assaggiare tutto. Altrimenti che senso ha!

Per un siciliano è un dramma invitare un amico non siciliano a casa. Prima di tutto ci rimane male quando scopre che l’amico ha portato con sé un pensiero davvero molto piccolo, magari solo una bottiglia di vino o un pacchetto di cioccolatini. Un siciliano invece quando viene invitato a casa di qualcuno ha le mani così tanto piene da non riuscire neanche a bussare, bussa con il piede! Passato questo primo momento di sconforto, arriva il momento di sedersi a tavola. Il siciliano non sbocconcella come un uccellino, ma molte persone delle altre regioni invece si! Niente voracità, niente voglia di gettarsi sul cibo, niente passione, un piccolo dramma che un siciliano spesso non sa come affrontare. Lui in due minuti ha già spazzolato tutto il piatto, mentre gli inviati sono ancora lì che mangiano!

Cultura gastronomica siciliana, un po’ di storia

Sì, per i siciliani il cibo è passione, uno stile di vita a tutti gli effetti, una cultura radicata nelle profondità dell’animo che non può essere cancellata con niente, neanche con anni e anni vissuti fuori dall’isola. Questa cultura millenaria è da considerarsi come una tra le più antiche di tutta Italia e senza alcun dubbio anche come una tra le più variegate. Si, perché nella cucina siciliana entrano in gioco influenze che arrivano da molti altri paesi, influenze arabe in primis ovviamente, ma non solo, anche spagnole, francesi, inglesi. Dopotutto è normale che sia così, visti i popoli che nel corso dei secoli sono arrivati su questa meravigliosa terra e viste le molte dominazioni a cui la Sicilia è dovuta sottostare.

Parlando della dominazione greca, non tutti sanno che a quel tempo ad alcuni dei migliori cuochi siciliani venne chiesto di raggiungere Atene, Sparta oppure Corinto per portare anche in Grecia le loro prelibatezze. Di quel periodo sono anche Labdaco di Siracusa e Miteco Siculo. Labdaco di Siracusa è stato il primo cuoco della storia ad aprire una scuola di cucina. Miteco Siculo è stato invece il primo cuoco al mondo a scrivere un libro di cucina. Ricordiamo poi anche Archestrato di Gela, non uno chef in questo caso, ma un critico culinario, il primo della storia, autore di “Gastronomia”. Sembra quasi la cultura gastronomica del mondo intero affondi dopotutto le sue radici in terra siciliana!

In seguito i siciliani scoprirono nuove tecniche di cottura grazie all’arrivo dei romani, mentre con gli arabi e i normanni ebbero modo di scoprire ingredienti nuovi che con il passare del tempo divennero anche in Sicilia molto utilizzati come gli agrumi, la canna da zucchero, il riso, la selvaggina, senza dimenticare alcune tecniche come quella per la distillazione dei liquori. Bello poi ciò che accade durante il ‘700. Tra i nobili era comune usanza avere un cuoco personale professionale. I cuochi professionali trascorrevano molto del loro tempo insieme alle donne delle pulizie, donne che spesso li aiutavano in cucina. Ed ecco che le tradizioni più sopraffine iniziarono a mescolarsi con le tradizioni povere e rustiche, gettando le basi della della cucina tradizionale siciliana.

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